2 luglio 1807: Proclamazione in risposta all’Affare Chesapeake
Trascrizione
Durante le guerre che per qualche tempo hanno infelicemente prevalso tra le potenze d’Europa, gli Stati Uniti d’America, fermi nei loro principi di pace, hanno cercato, con la giustizia, con un regolare adempimento di tutti i loro doveri nazionali e sociali, e con ogni ufficio amichevole che la loro situazione ha ammesso, di mantenere con tutti i belligeranti i loro abituali rapporti di amicizia, ospitalità e rapporti commerciali. Non prendendo parte alle questioni che animano queste potenze l’una contro l’altra, né permettendosi di nutrire un desiderio diverso dal ripristino della pace generale, hanno osservato in buona fede la neutralità assunta e ritengono che nessun caso di allontanamento dai suoi doveri possa essere giustamente imputato loro da nessuna nazione. Il libero uso dei loro porti e delle loro acque, i mezzi di rifornimento e di ristoro, il soccorso ai loro malati e sofferenti, sono stati estesi a tutti in ogni momento e secondo principi uguali, e questo, anche, in mezzo a una costante ricorrenza di atti di insubordinazione alle leggi, di violenza alle persone e di violazioni della proprietà dei nostri cittadini commessi da ufficiali di una delle parti belligeranti ricevuti tra noi. In verità, questi abusi delle leggi dell’ospitalità sono diventati, con poche eccezioni, abituali per i comandanti delle navi armate britanniche che aleggiano sulle nostre coste e frequentano i nostri porti. Sono stati oggetto di ripetute rimostranze al loro governo. Sono state date assicurazioni che ordini appropriati avrebbero dovuto trattenerli entro i limiti dei diritti e del rispetto dovuto a una nazione amica; ma questi ordini e assicurazioni sono stati senza effetto – nessun caso di punizione per i torti passati ha avuto luogo. Alla fine un atto che trascende tutto ciò che abbiamo visto o sofferto finora porta la sensibilità pubblica a una grave crisi e la nostra tolleranza a una pausa necessaria. Una fregata degli Stati Uniti, confidando in uno stato di pace, e lasciando il suo porto per un servizio lontano, è stata sorpresa e attaccata da una nave britannica di forza superiore – una di uno squadrone che si trovava allora nelle nostre acque e che copriva la transazione – ed è stata disabilitata dal servizio, con la perdita di un certo numero di uomini uccisi e feriti. Questa enormità non solo era senza provocazione o causa giustificabile, ma è stata commessa con lo scopo dichiarato di prendere con la forza da una nave da guerra degli Stati Uniti una parte del suo equipaggio; e perché nessuna circostanza potesse mancare per segnarne il carattere, era stato precedentemente accertato che i marinai richiesti erano cittadini nativi degli Stati Uniti. Avendo raggiunto il suo scopo, tornò all’ancora con il suo squadrone all’interno della nostra giurisdizione. L’ospitalità in tali circostanze cessa di essere un dovere e la sua continuazione con tali abusi incontrollati tenderebbe solo, moltiplicando le ferite e le irritazioni, a provocare una rottura tra le due nazioni. Questo ricorso estremo è ugualmente contrario agli interessi di entrambi, così come alle assicurazioni delle disposizioni più amichevoli da parte del governo britannico, in mezzo al quale questo oltraggio è stato commesso. In questa luce l’argomento non può che presentarsi a quel governo e rafforzare i motivi per una riparazione onorevole del torto che è stato fatto, e per quel controllo efficace dei suoi comandanti navali che solo può giustificare il governo degli Stati Uniti nell’esercizio di quelle ospitalità che ora è costretto a interrompere.
In considerazione di queste circostanze e del diritto di ogni nazione di regolare la propria polizia, di provvedere alla sua pace e alla sicurezza dei suoi cittadini, e di conseguenza di rifiutare l’ammissione di navi armate nei suoi porti o nelle sue acque, sia nel numero che nelle descrizioni che sono incompatibili con queste o con il mantenimento dell’autorità delle leggi, ho ritenuto opportuno, in virtù dell’autorità appositamente conferitami dalla legge, di emettere il presente proclama, con il quale richiedo a tutte le navi armate con commissioni sotto il governo della Gran Bretagna che si trovano attualmente nei porti o nelle acque degli Stati Uniti di allontanarsene immediatamente e senza alcun indugio, e interdico l’ingresso in tutti i suddetti porti e acque alle suddette navi armate e a tutte le altre con commissioni sotto l’autorità del governo britannico.
E se le suddette navi, o qualcuna di esse, non riusciranno a partire come detto, o se esse o qualsiasi altra così interdetta entreranno in futuro nei porti o nelle acque suddette, proibisco in tal caso qualsiasi rapporto con esse, o con qualcuna di esse, con i loro ufficiali o equipaggi, e proibisco che vengano forniti loro, o a qualcuna di esse, tutti i rifornimenti e gli aiuti.
E dichiaro e rendo noto che se qualsiasi persona degli Stati Uniti, o all’interno dei suoi limiti giurisdizionali, fornirà qualsiasi aiuto a qualsiasi nave di questo tipo, contrariamente alla proibizione contenuta in questo proclama, sia nel riparare qualsiasi nave di questo tipo, sia nel fornire ad essa, ai suoi ufficiali o all’equipaggio, forniture di qualsiasi tipo o in qualsiasi modo; o se un pilota assiste nella navigazione di uno dei suddetti vascelli armati, a meno che non sia allo scopo di portarli in prima istanza oltre i limiti e la giurisdizione degli Stati Uniti, o a meno che non si tratti di un vascello costretto da una situazione di pericolo o carico di dispacci pubblici, come di seguito previsto, tale persona o tali persone saranno condannate a tutte le pene e sanzioni previste dalle leggi per tali reati.
E io con la presente ingiungo e richiedo a tutte le persone che ricoprono cariche, civili o militari, all’interno o sotto l’autorità degli Stati Uniti, e a tutti gli altri cittadini o abitanti degli stessi, o che si trovano all’interno degli stessi, di esercitare con vigilanza e prontezza le loro rispettive autorità e di essere di aiuto e di assistenza nel portare questo proclama e ogni sua parte in piena attuazione.
Prevedendo, tuttavia, che se uno di questi vascelli sarà costretto a entrare nei porti o nelle acque degli Stati Uniti per difficoltà, per i pericoli del mare, o per l’inseguimento di un nemico, o vi entrerà carico di dispacci o affari del loro governo, o sarà un pacco pubblico per il trasporto di lettere e dispacci, il comandante, immediatamente all’esattore del distretto, indicando l’oggetto o le cause dell’ingresso in detti porti o acque, e conformandosi ai regolamenti prescritti in tal caso dall’autorità delle leggi, sarà autorizzato a beneficiare dei regolamenti relativi alle riparazioni, ai rifornimenti, al soggiorno, agli scambi e alla partenza che saranno consentiti dalla stessa autorità.
A testimonianza di ciò ho fatto apporre il sigillo degli Stati Uniti sui presenti e li ho firmati.
Data nella città di Washington, il 2º giorno di luglio, A. D. 1807, e della sovranità e dell’indipendenza degli Stati Uniti il trentunesimo.
TH: JEFFERSON.
Dal presidente:
JAMES MADISON, segretario di Stato.