Biografia

Quintus Horatius Flaccus (8 dicembre 65 a.C. – 27 novembre 8 a.C.), noto nel mondo anglofono come Horace, fu il principale poeta lirico romano al tempo di Augusto. Il retore Quintilliano considerava le sue Odi come l’unica lirica latina degna di essere letta: “Può essere a volte altezzoso, ma è anche pieno di fascino e di grazia, versatile nelle sue figure e felicemente audace nella scelta delle parole.”
Orazio ha anche creato eleganti versi in esametri (Sermones ed Epistole) e caustici in giambico (Epodi). Gli esametri sono opere divertenti ma serie, di tono amichevole, che portano l’antico satirico Persio a commentare: “mentre il suo amico ride, Orazio mette furbescamente il dito su ogni suo difetto; una volta entrato, gioca sulle corde del cuore”. Alcune delle sue poesie giambiche sono sembrate ripugnanti al pubblico moderno.
La sua carriera coincise con il cambiamento epocale di Roma da Repubblica a Impero. Un ufficiale dell’esercito repubblicano sconfitto nella battaglia di Filippi nel 42 a.C., fu amico del braccio destro di Ottaviano negli affari civili, Mecenate, e divenne un portavoce del nuovo regime. Per alcuni commentatori, la sua associazione con il regime fu un delicato equilibrio in cui mantenne una forte misura di indipendenza (era “un maestro del grazioso passo laterale”) ma per altri fu, nella frase di John Dryden, “uno schiavo di corte ben educato”.
La sua poesia divenne “la moneta comune della civiltà”, e conserva ancora un seguito devoto, nonostante una certa perdita di popolarità dopo la prima guerra mondiale (forse a causa della sfiducia nel patriottismo vecchio stile e nella gloria imperiale, con cui era stato associato). Gli studi oraziani sono diventati così diversi e intensi negli ultimi anni che probabilmente non è più possibile per un solo studioso dominare l’intera gamma di argomenti e questioni.

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