Cos’è un’emozione?

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“Emozione” è un termine relativamente recente e ci sono lingue che non hanno un equivalente. Storicamente, la gente non parlava di emozioni ma di passioni. Le passioni comprendono, o comprendevano, non solo le emozioni, ma anche il piacere, il dolore e il desiderio.

“Passione”, come “passività”, deriva dal latino patere, che significa “soffrire”. Spesso è sembrato che le passioni passive non siano sotto il nostro controllo, e oggi il termine è arrivato a riferirsi a un sentimento o desiderio potente o irresistibile (specialmente amore o lussuria), pur conservando il significato medievale più ristretto della sofferenza di Cristo sulla croce e del martirio dei santi.

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La nozione di passività è conservata in “emozione”, che deriva dal latino emovere, che significa “muovere fuori, rimuovere, agitare”. Soffrire un’emozione significa essere agiti, essere disturbati, essere afflitti.

Una lunga serie di pensatori ha opposto le passioni “animali” alla ragione calma e divina, con varie autorità, dagli stoici a Spinoza, che sono arrivate a sostenere l’apatheia, cioè la soppressione dei sentimenti, delle emozioni e delle preoccupazioni. Sfortunatamente, questo privilegio storico della ragione ha portato non tanto alla soppressione del sentimento quanto alla sua quasi totale ignoranza.

Oggi le emozioni sono così trascurate che la maggior parte delle persone sono ignare delle correnti profonde che le muovono, le trattengono e le portano fuori strada.

Se dico “sono grato”, potrei intendere una delle tre cose: che attualmente provo gratitudine per qualcosa, che sono generalmente grato per quella cosa, o che sono un tipo di persona grato. Allo stesso modo, se dico “sono orgoglioso”, potrei significare che attualmente mi sento orgoglioso di qualcosa, che sono generalmente orgoglioso di quella cosa, o che sono un tipo di persona orgogliosa.

Chiamiamo il primo caso (sentirsi orgogliosi di qualcosa) un’esperienza emotiva; il secondo caso (essere generalmente orgogliosi di quella cosa) un’emozione o sentimento; e il terzo caso (essere un tipo di persona orgogliosa) un tratto.

È molto comune confondere o amalgamare queste tre istanze, specialmente la prima e la seconda. Ma mentre un’esperienza emotiva è breve ed episodica, un’emozione – che può risultare o meno da esperienze emotive accumulate – può durare per molti anni e, in quel periodo, predisporre a una varietà di esperienze emotive, così come a pensieri, credenze, desideri e azioni. Per esempio, l’amore può dare origine non solo a sentimenti amorosi, ma anche a gioia, dolore, rabbia, desiderio e gelosia, tra gli altri.

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Similmente, è molto comune confondere emozioni e sentimenti. Un’esperienza emotiva, in virtù del fatto di essere un’esperienza cosciente, è necessariamente un sentimento, così come lo sono sensazioni fisiche come la fame o il dolore (sebbene non tutte le esperienze coscienti siano anche sentimenti, non, per esempio, il credere o il vedere, presumibilmente perché mancano di una dimensione somatica o corporea).

Al contrario, un’emozione, essendo in qualche modo latente, può essere sentita, sensu stricto, solo attraverso le esperienze emotive che dà origine, anche se potrebbe anche essere scoperta attraverso i suoi pensieri, credenze, desideri e azioni associati.

Nonostante queste manifestazioni consce e inconsce, le emozioni non devono necessariamente essere coscienti, e alcune emozioni, come odiare la propria madre o essere innamorati del proprio migliore amico, possono essere scoperte, per non dire ammesse, solo dopo diversi anni di psicoterapia.

Neel Burton è autore di Heaven and Hell: The Psychology of the Emotions e altri libri.

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