Meningoencefalite virale: una revisione dei metodi diagnostici e linee guida per la gestione

Background: L’encefalite virale è un’emergenza medica. La prognosi dipende principalmente dall’agente patogeno e dallo stato immunologico dell’ospite. Una corretta diagnosi immediata e l’introduzione di una terapia sintomatica e specifica ha un’influenza drammatica sulla sopravvivenza e riduce l’estensione delle lesioni cerebrali permanenti.

Metodi: Abbiamo cercato la letteratura dal 1966 al 2009. Le raccomandazioni sono state raggiunte per consenso. Dove c’era mancanza di prove ma il consenso era chiaro, abbiamo indicato la nostra opinione come punti di buona pratica.

Raccomandazioni: La diagnosi dovrebbe essere basata sull’anamnesi e sull’esame seguito dall’analisi del CSF per i livelli di proteine e di glucosio, dall’analisi cellulare e dall’identificazione dell’agente patogeno tramite l’amplificazione della reazione a catena della polimerasi (raccomandazione di livello A) e la sierologia (livello B). La neuroimmagine, preferibilmente tramite risonanza magnetica, è essenziale (livello B). La puntura lombare può seguire il neuroimaging se immediatamente disponibile, ma se questo non può essere eseguito immediatamente, la puntura lombare dovrebbe essere ritardata solo in circostanze insolite. La biopsia cerebrale dovrebbe essere riservata solo a casi insoliti e diagnosticamente difficili. I pazienti devono essere ricoverati in ospedale con facile accesso alle unità di terapia intensiva. Una terapia antivirale specifica, basata sull’evidenza, l’aciclovir, è disponibile per l’encefalite da herpes (livello A) e può essere efficace anche per l’encefalite da virus varicella-zoster. Ganciclovir e foscarnet possono essere somministrati per trattare l’encefalite da citomegalovirus, e pleconaril per l’encefalite da enterovirus (evidenza di IV classe). I corticosteroidi come trattamento aggiuntivo per l’encefalite virale acuta non sono generalmente considerati efficaci, e il loro uso è controverso, ma questa importante questione è attualmente in fase di valutazione in un grande studio clinico. La decompressione chirurgica è indicata in caso di ernia uncale imminente o di aumento della pressione intracranica refrattaria alla gestione medica.

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