Voci della collezione

Descrizione

La fotografia ha rivoluzionato la cultura e la comunicazione dai suoi inizi fino ai giorni nostri. Con la sua invenzione negli anni 1830, per la prima volta sono state messe a disposizione di un vasto pubblico registrazioni visive accurate e affidabili da tutto il mondo, e nei decenni successivi la fotografia ha dominato sempre più i media grafici.

L’inventore britannico della fotografia, William Henry Fox Talbot (1800-1877), produsse i suoi primi “disegni fotogenici” nel 1834 e l’anno seguente realizzò il suo primo negativo per macchina fotografica.

Nel 1833, frustrato dalla propria mancanza di abilità come disegnatore, Talbot iniziò a sperimentare la possibilità di creare immagini accurate del mondo attraverso mezzi meccanici e chimici. Nel 1835 aveva prodotto il suo primo negativo per macchina fotografica, e presto si rese conto che un’immagine positiva poteva essere ottenuta con un’ulteriore stampa. Queste ricerche furono messe da parte fino al 1839, quando rimase scioccato nell’apprendere che il pittore francese Louis Daguerre era riuscito a creare il processo fotografico che divenne noto come dagherrotipo.

Talbot rese immediatamente pubbliche le sue ricerche precedenti e nel corso dell’anno successivo le perfezionò per produrre nel 1840 quello che divenne noto come calotipo – dal greco kalos o bello – un processo che produceva un negativo attraverso lo sviluppo di un’immagine “latente” o invisibile. Nei pochi anni in cui fu direttamente coinvolto nella fotografia, Talbot produsse alcune magistrali immagini fotografiche utilizzando il processo del calotipo. Questa veduta particolarmente suggestiva fu realizzata nella casa di famiglia di Talbot a Lacock Abbey nel Wiltshire.

Esponendo il negativo del calotipo prodotto nella macchina fotografica, a contatto con un ulteriore foglio di carta sensibilizzata, si produceva un’immagine positiva, e le varianti del processo negativo-positivo di Talbot avrebbero dominato la fotografia fino all’era digitale. Il negativo è stato cerato dopo l’elaborazione per aumentare la traslucenza della carta, ma le fibre della carta originale sono ancora visibili nell’immagine e queste, insieme ai toni morbidi e delicati, sono caratteristiche del processo. Anche se Talbot aveva rapidamente riconosciuto il potenziale espressivo del nuovo mezzo, questa mancanza di definizione netta (in particolare in contrasto con il processo concorrente del dagherrotipo) fu spesso criticata dal grande pubblico. Nonostante avesse brevettato il processo, Talbot non raggiunse mai un grande successo commerciale con il calotipo, anche se oggi il suo lavoro è visto come uno dei maggiori successi artistici – oltre che scientifici – della fotografia.

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